Lebende Legenden im modernen Fussball Offener Brief von Del Piero über das Spiel morgen.. ein sehr schöner Brief und auch für solche Sachen liebe ich diesen Menschen 8)
Achja übersetzt von mir
"Es gibt eine Sache die sich seit Jahren wiederholt, seitdem ich die Kapitänsbinde habe, und zwar jedes Mal vor Spielbeginn.
Es gehört zur Routine, zu den Sachen die kurz vorm Spiel passieren. Der Gruss mit dem Schiedsrichter, der Wimpeltausch, der Händedruck mit dem Captain des gegnerischen Team.
All das wird automatisiert, Alltag, für einige auch abergläubische Abläufe, denn mit dem Kopf ist man schon bei dem, was wenig später auf dem Platz passieren wird. Wenn ich jedoch über den Wert dieser Momente nachdenke, fällt mir auf, dass die keine banalen Abläufe sind.
Vor allem am Tag vor einem Spiel wie dem morgigen, wenn auf der andere Seite als Captain ein Spieler wie Francesco Totti ist.
Wenn man meine und sein Tore zusammenzählt, dann erreichen wir mehr als 500 Treffer.
Die Jahre mit ein und demselben Trikot sind dann 35. Ein Leben."
"Dasselbe gilt auch für meine viele Spiele gegen Paolo Maldini. Ich denke, dass kein Konzept wie das einer "Legende", eines Symbols eines Vereins, einer Mannschaft, einer Fangemeinschaft existiert, wenn man dieses nicht jeden Tag ausfüllt, sowohl auf dem Platz als auch außerhalb.
Deshalb ist es für mich eine Ehre gegen solche Spieler gespielt zu haben bzw zu spielen.
Mit Totti war wir Nationalmannschaftkollegen, ich unterstreiche Kollegen und nicht Rivalen.
Wir sind sehr verschieden, aber haben dennoch viele Sachen gemeinsam. Wir haben zusammen eine Weltmeisterschaft gewonnen und diese Erinnerungen werden uns für immer verbinden.
Aber mit unseren Klubs waren und sind wir Gegner. Ich denke, dass man ein grosser Champion wird auch durch die grossen Champions gegen die man spielt.
Deshalb werde ich froh sein morgen abend, wenn ich Totti die Hand geben werde."
LA LETTERA COMPLETA:
«C’è un gesto che ormai da anni, da quando indosso la fascia di capitano, ripeto ogni volta prima di cominciare una partita. Fa parte del “protocollo”, di quei riti che accompagnano gli ultimi istanti in attesa del calcio d’inizio. Il saluto all’arbitro, lo scambio dei gagliardetti, la stretta di mano al capitano della squadra avversaria. Gesti che diventano automatici, ripetitivi, per alcuni anche scaramantici, con la testa rivolta a quello che poco dopo accadrà in campo. Se mi fermo però a pensare al valore di quei momenti, mi accorgo che non sono affatto banali. Soprattutto alla vigilia di partite come questa, quando dall’altra parte, con la fascia di capitano, c’è un giocatore come Francesco Totti. Se sommiamo i miei gol e i suoi, superiamo quota 500. Se sommiamo gli anni di carriera con la stessa maglia – sempre e soltanto la stessa maglia – arriviamo a 35 anni. Una vita».
«Lo stesso discorso valeva per le mie sfide con Paolo Maldini. Io credo che non esista il concetto di bandiera, di simbolo di una società, di una squadra, di una tifoseria, se poi non lo riempi ogni giorno di contenuti, sul campo e fuori dal campo. Per questo per me è un orgoglio avere affrontato e affrontare giocatori così. Con Francesco siamo stati compagni di squadra in Nazionale, sottolineo compagni e non rivali. Siamo molto diversi, ma abbiamo molte cose in comune. Abbiamo vinto un Mondiale insieme e quei ricordi ci legheranno per sempre. Ma soprattutto con i nostri club siamo stati, e saremo, avversari. Ecco, io penso che un campione diventi grande anche attraverso i grandi avversari che affronta. Per questo sarò felice, domani sera, di stringere la mano a Francesco».
Alessandro